L'anno dei giocattoloni
Guarda che carino quel coniglietto. Guarda come muove le orecchie.
L’anno dei giocattoloni
Se pensi che l’intelligenza artificiale sia destinata a restare una tecnologia intangibile, nascosta dietro a un’impersonale interfaccia digitale o tra le pieghe di un algoritmo, il 2024 è qui per farti ricredere.
Non solo perché l’AI si infiltrerà sempre di più nelle nostre esperienze materiali.
Ma anche perché il mercato sta per essere invaso da una serie di device fisici progettati e costruiti con lo scopo di diventare i nostri assistenti personali intelligenti, i nostri confessori, i nostri gemelli digitali.
Un settore in crescita che viene definito, sommariamente, AI hardware.
La prima ad aprire le danze è stata Humane, azienda fondata da due ex dirigenti di Apple, Imran Chaudhri and Bethany Bongiorno, che a novembre del 2023 ha presentato un nuovo device chiamato AI Pin.
Il dispositivo, che può essere indossato sui nostri vestiti come una spilla grazie a un magnete, è un microcomputer dotato di un assistente virtuale collegato a internet.
Tramite un laser, AI Pin proietta un'interfaccia visiva sul palmo della nostra mano, e tramite i nostri gesti e la nostra voce ci permette di fare cose: effettuare chiamate, ordini e fotografie, registrare appunti e cercare informazioni, o tradurre in tempo reale la voce del nostro interlocutore.
Una sorta di un’Alexa indossabile, o di una Siri meno rintronata — ma al costo di un telefono intero: da 699$ a 799$.
Poi, nei prossimi mesi (non c’è ancora una data), arriverà il momento di Tab: una collana dotata di un “monile” con cui possiamo dialogare in ogni momento, e che potrà farci sorridere e calmarci, rincuorarci e ascoltarci, motivarci e informarci.
Una sorta di confessionale aperto 24/7 e appeso al nostro collo.
A ideare la “collana intelligente” è stato il ventunenne Avi Schiffmann, famoso per avere lanciato nel 2022 un portale che ha aiutato 100.000 rifugiati ucraini a trovare una nuova casa.
Schiffmann, che per il suo nuovo progetto ha raccolto finora 1.9 milioni di dollari, ha detto chiaramente che il suo device «non sarà un assistente».
Come ha spiegato in un’intervista, le persone troveranno in Tab un partner con cui sviluppare «una nuova relazione di vita, basata sulla trasparenza e senza doversi preoccupare del suo giudizio. Un rapporto simile a quello che le persone erano solite avere con Dio, e che manca nel mondo moderno».
Mmmh. Chissà se il manuale di istruzioni sarà altrettanto catechizzante.
L’aiuto del coniglio 🐇
A questi device, che potremmo definire in amicizia giocattoloni - non tanto un giudizio di merito, quanto più un modo per dimenticarci per un attimo di quell’aura distopica e disturbante che si portano dietro - si è aggiunto negli ultimi giorni un nuovo concorrente: Rabbit R1.
Presentato martedì dal suo fondatore Jesse Lyu in un video dallo stile appleiano, l’ultimo arrivato ha venduto nel giro di un giorno 10.000 unità.
A differenza degli altri due, Rabbit R1 ha anche l’aspetto di un vero e proprio “giocattolone”.
Una specie di piccolo GameBoy, anzi, di Tamagotchi: il suo avatar è un coniglio stilizzato che si attiva per soddisfare i nostri desideri, da quelli più semplici a quelli più complessi.
Questo walkie-talkie - che sembra uscito dalla tasca di un adolescente - all’apparenza non fa molto di più di quanto non faccia già ChatGPT: può per esempio suggerirci cosa cucinare guardando gli ingredienti nel nostro frigorifero, oppure crearci un itinerario per un viaggio con la famiglia a Londra.
La differenza è che Rabbit è anche in grado di ordinarci quella cena, così come di prenotare voli, hotel e ristoranti nella capitale inglese, tutto in un colpo solo. Insomma, di agire.
Grazie a un Large Action Model proprietario capace di leggere e interagire con tutti i siti web, può connettersi con un numero potenzialmente infinito di app e, se glielo chiediamo, di usarle al posto nostro.
Anche imparando, nel tempo, i nostri gusti e le nostre preferenze.
Come detto il lancio è andato benissimo, anche grazie al prezzo non esorbitante: 199$, meno di un terzo rispetto alla spilletta targata Humane (che infatti se la sta vedendo brutta ancora prima di spedire i suoi primi esemplari).
Ritorno al tech minimale 🌬️
Non so se il Rabbit R1, o l’AI Pin, o qualunque altro giocattolone ci si parerà davanti nei prossimi mesi (a uno sta lavorando anche OpenAI), saranno in grado di essere qualcosa di più di tante Alexa portatili dal design accattivante.
Ma c’è una cosa in particolare che trovo intrigante di questi device: che siano allo stesso tempo multi-funzione e mono-interfaccia. Possiamo schiacciare solo un pulsante — e con quello fare “tutto”.
Questo nuovo minimalismo tech mi ha fatto pensare. Quante volte prendiamo il nostro telefono per fare una certa cosa e improvvisamente… ci ritroviamo a farne mille altre?
Gli smartphone di oggi sono device onnivori. Troppe app, troppe opzioni tra cui scegliere, troppe decisioni che finiscono per toglierci tempo ed energie. Infiniti parchi giochi labirintici.
I primi esempi di AI hardware non saranno certo rivoluzionari, ma fanno poche cose all’interno di uno spazio ben circoscritto e soprattutto progettato per svolgere quella singola, specifica funzione. Non hanno uno schermo. E se ce l’hanno, non serve a granché.
Questa generazione di giocattoloni sembra dunque nascere con obiettivi meno ambigui e più funzionali — un po’ come lo erano quegli oggetti che un tempo lontano avevamo in tasca, e che servivano solamente a telefonare. Te li ricordi?
L’acqua che bolle 🫧
Gli assistenti vocali smart dell’ultimo quinquennio non erano poi così smart, e infatti si sono rapidamente trasformati in timer per cucinare la pasta e in casse audio di scarsa qualità.
La nuova generazione di oggetti intelligenti avrà maggiore fortuna?
Le loro potenzialità ci sono, ma restano ancora piuttosto fumose, e non mancano le red flag (privacy, competizione, eccetera).
Ma non mi stupisce quanto interesse e quanti investimenti stiano generando.
Dopo anni di tecnologia massimalista, sembra finalmente esserci qualcosa di nuovo.
Questi device danno la sensazione di essere strumenti al nostro servizio. Al contrario dei nostri telefoni, che ormai ci comandano a bacchetta.
E se si rivelassero completamente inutili, mi chiedi?
Se ci stessero semplicemente prendendo in giro?
Se fossero incredibilmente dannosi?
Be’, tutto è possibile.
Intanto, però, guarda che carino quel coniglietto.
Guarda come muove le orecchie.
Alla prossima Ellissi
Valerio
Nella mia reading list
🟡 La cultura della mancia ha raggiunto il suo apice?
🟡 Il mercato della pubblicità digitale nel prossimo quinquennio.
🟡 Così i produttori di macchine fotografiche ci garantiranno che le loro fotografie sono vere.
🟡 A un certo punto dovremmo risolvere il problema dei satelliti.
🟡 Gli effetti del massacro dei giornalisti a Gaza.
🟡 Tutto quello che Google ha fatto al web.
🟡 Twitch licenzia il 30% dei suoi dipendenti. Discord invece il 17%.
🟡 A Milano, una grande azienda media cerca un audience strategist.
🟡 E infine, un articolo per questi giorni uggiosi. Che ti farà pensare: 🤯🤯🤯.
✅ Andata: una in meno verso l’inbox zero. Buon weekend!
Alla fine si parla di red flags e c’è ancora un gigante dormiente che non si è mosso ed in termini di privacy, concorrenza, minimalismo ed efficacia può battere tutti. I suoi dispositivi ce li ha già, con gli occhialetti farà solo meglio, l’assistente anche ce l’ha, mancano solo degli steroidi giusti e basta collegare i puntini
Sono tutte novità, ci danno un idea di disruptive (“wow ma è la svolta”) ma allo stesso tempo di ambiguità, una bipolarità che vedo come effetto di questo e/acc, di questa crescita esponenziale generata dall’ai. Chissà quali di questi gadget/device entreranno nelle nostre vite. L’R1 lo vedo come un Kale Phone, ma realmente quante cose posso lasciar fare completamente ad un Ai?