Dalla tua finestra un tempo vedevi il mare
La Overton Window e il desiderio di imporci una nuova normalità.
Ciao,
il link più cliccato della scorsa settimana portava alla presentazione aziendale con cui Nokia reagì al lancio dell’iPhone nel 2007.
Oggi parliamo di come Trump stia cercando di sfruttare la comunicazione per spostare la nostra percezione degli estremismi.
Grazie a Dora, nuova piattaforma di formazione realizzata di Pagella Politica e Facta, per avere scelto di sostenere questa puntata di Ellissi.
Buona lettura!
Valerio
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Dalla tua finestra un tempo vedevi il mare
Sì, Trump ha detto davvero che il suo sogno è quello di trasformare Gaza nella «riviera del Medio Oriente».
Oggi partiamo da qui, per cercare di capire la strategia di comunicazione del neo-rieletto presidente americano, che punta a essere più divisivo che mai.
Con uno scopo ben preciso: trasformare l’implausibile in possibile, un pezzettino alla volta.
Ma prima, un breve riepilogo.
Qualche giorno fa, Trump ha detto di voler trasformare la Striscia in una sorta di nuova Costa Azzurra — con spiagge, resort e ristoranti.
«È un piano magnifico», ha detto, che garantirà «sviluppo economico» e fornirà «un numero illimitato di posti di lavoro e di alloggi».
Il suddetto «piano magnifico» include anche una deportazione di massa: due milioni di palestinesi che chiamano quella terra casa verrebbero infatti «ricollocati» in «stati confinanti», mentre gli Stati Uniti «prenderanno possesso» della Striscia.
Netanyahu ha sogghignato con soddisfazione alle parole di Trump, accolte con entusiasmo anche dall’estrema destra israeliana.
Al contempo, però, la maggior parte degli osservatori esterni ha definito la proposta per ciò che è: ovvero «inaccettabile», «assurda», «una follia».
Spostare gli estremi
Vero, Trump ci ha abituato a sortite violente e incendiarie, quasi da pazzo.
Negli ultimi mesi sembra però che le sue briglie si siano definitivamente sciolte.
Prima ha accusato gli immigrati di mangiare i propri animali domestici; poi ha detto che il Canada diventerà il 51° stato americano e rinominato unilateralmente il Golfo del Messico in Golfo D’America. E ora c’è questa idea della «Riviera di Gaza».
Simili dichiarazioni non sono casuali, né “solamente” provocazioni istrioniche di un leader politico autoritario e narcisista.
Fanno parte, piuttosto, di una strategia ben precisa. Il cui fine è quello di spostare l’ago della bilancia del dibattito pubblico verso nuovi estremi.
Modificare gradualmente la percezione del pubblico sulle questioni dell’attualità per far sembrare normale ciò che normale non è.
Make impossibile conceivable again.
Questo approccio risponde a una teoria ben precisa: quella della Finestra di Overton, che lo studioso Joseph Overton elaborò all’inizio degli anni ‘90.
All’interno della «finestra» ci sono tutte le idee e le proposte politiche considerate accettabili dal pubblico in un dato momento. Al di fuori, tutto ciò che i cittadini considerano inimmaginabile.
La finestra, però, non è statica: si sposta in una direzione o nell’altra a seconda di quello che succede e dell’epoca in cui viviamo.
Ciò che un tempo era considerato «impensabile» o «radicale» può diventare «accettabile», «sensato», perfino «popolare».
Per esempio, se alla fine del diciottesimo secolo era impensabile che le donne votassero, ora è vero il contrario.
Il manuale dell’autoritarismo
Non serve però che trascorrano secoli perché la Finestra di Overton si sposti.
In situazioni di emergenza siamo disposti a trasformare «l’impensabile» in «accettabile». Si pensi alle misure straordinarie adottate durante la crisi economica o la pandemia da Covid-19.
Oggi Trump sta facendo esattamente questo: accelerare lo spostamento della finestra attraverso un martellamento inesorabile di proposte sempre più estreme.
Una tattica di negoziazione estremamente rischiosa e dannosa, e che potrebbe essere il preludio a qualcosa di ancora più sinistro.
Natalia Antelava, direttrice del magazine Coda, ha scritto:
«Questa normalizzazione sistematica dell'estremo è un principio fondamentale del manuale autoritario: una strategia calcolata per espandere gradualmente ciò che la società tollera, centimetro dopo centimetro, controversia dopo controversia. L'obiettivo non è solo quello di superare i limiti, ma di esaurire la resistenza, di far sembrare l'inimmaginabile non solo possibile, ma inevitabile.»
Questa strategia comunicativa - unita a un altro cavallo di battaglia del trumpismo, e cioè l’idea bannoniana di inondare l’area di m*rda - sta già influenzando il dibattito pubblico. E creando emulazione.
Nei giorni scorsi Kanye West si è definito pubblicamente «un nazista» e ha comprato uno spot pubblicitario durante il Superbowl per pubblicizzare la vendita di magliette con la svastica.
La finestra di Overton, insomma, si sta già spostando.
Se è vero che molte persone hanno provato rabbia e disgusto di fronte a certe “sparate”, è evidente come si stia già instaurando una nuova normalità caratterizzata dall’assuefazione all’estremismo di destra.
Quando ci fermeremo? E soprattutto, possiamo sottrarci a questo grande shift narrativo?
Sapere che cosa sta accadendo è importante, ci aiuta a interpretare il presente, ma la prospettiva dalla finestra di ciascuno di noi sta già cambiando, che lo vogliamo oppure no.
Poco alla volta le nostre percezioni di cosa sia giusto e sbagliato vengono rimodellate, modificando la nostra comprensione di ciò che è possibile o accettabile.
A noi spetta quantomeno il compito di non lasciare che la finestra si sposti più di così: non possiamo chiudere le persiane né distogliere lo sguardo, anche se la vista è dolorosa.
Dobbiamo continuare a dire che no, nulla di tutto questo è normale.
Nel frattempo, i palestinesi sui social hanno fatto notare che Gaza era già una grande e bellissima riviera, piena di vita e di calore, prima di essere invasa e rasa al suolo.
Nessuno può negare loro il diritto a ricostruire. Anche se le finestre da cui un tempo vedevano il mare ora sono diventate macerie.
Alla prossima Ellissi
Valerio
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È veramente spaventoso tutto ciò.
Concetti molto molto simili (alcuni esempi li ha fatti anche lui) che ho letto qualche giorno fa anche nella newsletter di Mattia Marangon.
Grazie dottor Bassan per il suo tentativo di tenerci svegli (ma non woke 😉)