Lo strumento di resistenza tech più usato al mondo
E come sta permettendo a milioni di persone di costruirsi un'Internet migliore.
Ciao,
bello rivedervi, in questo inizio frizzantino di 2025.
Per tirarvi su il morale vi parlo di repressione e alternative tecnologiche.
Buona lettura!
Valerio
Lo strumento di resistenza più usato al mondo
— «Ah, e ricordati di usare una VPN».
— «Ok… e dimmi, che cosa sarebbe una VPN, esattamente?»
Nel 2012, quando vivevo a Berlino da pochi mesi, sentii pronunciare per la prima volta questo acronimo: VPN.
Un amico, L., in Germania da più tempo, voleva mettermi in guardia.
«Usare una VPN è l’unico modo… da queste parti, se scarichi file illegalmente ti arriva una multa da centinaia di euro per ogni film o canzone. Pensa che M. deve pagare 2000 euro per un film vecchio di 15 anni!».
L. aveva ragione. In città tutti sapevano che la GEMA, temutissima gemella tedesca della nostra SIAE, riusciva a mantenere uno stretto controllo sui servizi di file sharing peer-to-peer, come quelli per il download dei torrent.
La GEMA utilizzava - e probabilmente utilizza ancora - un sistema di sorveglianza che, spacciandosi per un altro utente sulla piattaforma, era in grado di tracciare l’indirizzo IP delle persone che scaricavano o distribuivano file protetti da copyright.
Conseguenza? Multe quasi immediate e particolarmente salate.
Per questo, già a partire dalla metà degli anni zero, molte persone in Germania avevano iniziato ad adottare in massa strumenti in grado di evitare che i “crimini virtuali” commessi fossero riconducibili direttamente a loro: i Virtual Private Network — o per brevità, VPN.
Le prime VPN nacquero a metà degli anni ‘90, ma la loro diffusione su larga scala risale al decennio scorso.
Si tratta, appunto, di software che proteggono i nostri dati di navigazione, “localizzandoci” in un paese diverso da quello in cui ci troviamo.
Questo metodo ci permette di mascherare meglio le nostre attività online - evitando che i siti che visitiamo sappiano chi siamo o “da dove digitiamo” - ma anche di accedere a contenuti e servizi normalmente inaccessibili dal nostro paese di residenza.
Non più una nicchia
Quello delle VPN è un mercato in rapida crescita, con un giro d’affari che ha superato i 70 miliardi nel 2024 a livello globale (e toccherà i 90 nel 2025).
Tra i motivi di questo incremento c’è senz’altro lo smart working.
La maggioranza delle aziende richiede infatti ai propri dipendenti da remoto di utilizzarne una per accedere ai sistemi interni quando si trovano lontano dall’ufficio, e questo garantisce una maggiore sicurezza.
Ma non solo. Negli ultimi anni le VPN si sono diffuse tantissimo anche tra le persone comuni, essendo semplici da installare e da utilizzare.
Per gli utenti privati l’offerta è oggi vastissima. Ci sono decine di opzioni a disposizione, tra cui Proton, Hotspot Shield e NordVPN — vi sarà capitato di vederle pubblicizzate anche su Instagram, TikTok o YouTube.
Si stima che nel 2034 questo business possa arrivare a toccare i 500 miliardi, un incremento del 600% rispetto a oggi.
Storie di resistenza
Le VPN possono essere usate per vari scopi. Fini più e meno “nobili”, diciamo.
Però lo sappiamo, se la tecnologia in sé non è buona né cattiva, non è nemmeno neutrale: come ho scritto in passato, la tecnologia siamo noi e la plasmiamo in base all’uso che ne facciamo.
In una rete sempre più frammentata in tante isole digitali, in cui il geo-blocking non è più solo uno strumento commerciale ma anche politico, le VPN sono diventate un tool di resistenza per cittadini e attiviste.
Pensate a chi vive in contesti in cui la libertà di espressione e di pensiero sono limitate, e a come simili soluzioni possano aiutare a “bucare” le barriere virtuali aggirando la censura.
Il mese scorso, in Venezuela, dopo che il governo di Maduro ha oscuratodue siti web di fact-checking - Cazadores de Fake News e Es Paja, considerati “scomodi” - i venezuelani sono ricorsi in massa ai network privati per continuare a trovare informazioni attendibili sulle imminenti elezioni.
Lo stesso è successo altrove negli ultimi anni.
In Iran, per esempio. Ma anche in Mozambico, Bangladesh, Russia e Sri Lanka: paesi in cui i download di simili servizi sono cresciuti in risposta alle azioni restrittive dei governi, con picchi del +5000% in poche ore.
Quando il Brasile “spense” X a settembre dell’anno scorso, persino i politici d’opposizione ricorsero alle VPN per continuare a utilizzare la piattaforma di Musk.
Tra questi c’è Mateus Simões, vice-governatore dello stato brasiliano di Minas Gerais, che nel settembre 2024 twittò «sto usando una VPN e funziona. Non avrei mai immaginato di praticare e propagandare la disobbedienza civile, ma la censura non può essere tollerata, mai».
Controllori e controllati
Come spesso è accaduto nella storia, la sfida tecnologica alla tecnologia è un gioco “del gatto e del topo”.
I regimi cercano di dotarsi di nuovi strumenti in grado di contrastare quelli esistenti: chi utilizza una VPN rischia multe salatissime, e in alcuni casi persino il carcere.
In più, siccome la maggior parte delle VPN è privata, nulla esclude che i governi possano rivalersi direttamente sulle aziende che le producono, costringendole a rivelare dati sensibili o a spalancare i propri server al controllo giudiziario (anche se molte di queste aziende pubblicano report per denunciare le ingerenze dei governi e documentare le loro azioni in risposta).
Un’alternativa più sicura è quella delle VPN decentralizzate (dVPN) che, anziché instradare il traffico attraverso i server di un'unica azienda, distribuiscono le funzioni di rete su molti nodi — garantendo in teoria privacy e sicurezza ancora maggiori ai propri utenti, e facendolo non per profitto, ma per spirito di comunità.
Di certo c’è che le VPN continueranno a diffondersi. Diventeranno sempre di più parte integrante della nostra esperienza di Internet.
Vedremo se questa domenica, quando è possibile che TikTok venga rimossa dagli app store statunitensi e forse bloccata anche nella sua versione web, assisteremo a un nuovo picco di download - di VPN, oltre che ovviamente di RedNote.
Alla prossima Ellissi
Valerio
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Grazie come sempre per questi approfondimenti... da oggi la vpn mi sta un po' più simpatica😅
Grazie Valerio, sempre interessante. Io, ad oggi, ho scelto di non adottare sistemi VPN per non incorrere nel rischio di aumentare il mio overwhelming di vita digitale, già notevole con le risorse a disposizione nel nostro paese. Mi piacerebbe avere un esempio di servizio utile non disponibile in Italia/Europa per cui sia necessaria una VPN. Grazie ancora, Luca.