Ciao, sorpresa, c’è un’ultima Ellissi prima della fine dell’anno!
Oggi in questa newsletter trovi il testo che ho scritto per Duemilaventitre - L’anno che verrà, l’ebook pubblicato da Good Morning Italia che racconta cosa dobbiamo aspettarci dai prossimi dodici mesi.
Oltre a me, nel report ci trovi i contributi di Giulia Pompili, Alice Avallone, Maurizio Molinari, Luciano Fontana, Eleonora Camilli, Anna Zafesova, Marta Serafini, Andrea Daniele Signorelli, Stefano Feltri e tantissimi altri.
Puoi scaricare l’ebook gratuitamente cliccando sulla copertina, oppure sul bottone giallo qui sotto:
Buona lettura!
Valerio
L’acqua che arretra
Nel 2019 lo storico Alessandro Barbero, ospite di un centro sociale di Roma, disse:
«Ci sono state epoche che il futuro lo promettevano per l’aldilà; altre, più presuntuose, che lo promettono per l’anno prossimo».
L’epoca delle piattaforme fa sicuramente parte della seconda categoria.
È un’era in cui il futuro ci sembra incredibilmente vicino, raggiungibile, a un tap di distanza: in cui ci sono sempre nuovi orizzonti da esplorare e spazi virtuali da occupare.
Negli ultimi vent’anni, se ci pensate, le piattaforme hanno perseguito proprio questa strategia: fagocitare tutto lo spazio digitale disponibile cercando di riempire, con la loro essenza liquida, i solchi lasciati nel terreno dagli smottamenti economici e sociali.
Così facendo hanno fatto fiorire gli argini e nascere nuove specie, certo, ma anche stravolto tanti ecosistemi, tra cui quello dell’informazione.
Ma cosa succede quando le acque delle piattaforme si ritirano, lasciando che il terreno inaridisca? Cosa avviene al delta del fiume quando questo rimane, improvvisamente, asciutto?
Sarà questa la domanda che si dovranno porre i giornali nel 2023, affrontando l’ennesimo giro di boa di quest’epoca: le piattaforme sembrano avere deciso infatti che sia arrivato il momento di “mollare” l’informazione, segnando l’inizio di una nuova fase in un rapporto storicamente tribolato.
Ci sono tanti segnali che indicano come le news non siano più una priorità per le piattaforme.
Meta ha annunciato il taglio dei fondi agli editori e del suo team dedicato; Twitter, nelle mani di Elon Musk, ha rinunciato alla moderazione dei contenuti, il che causerà non pochi problemi a chi lo usa per informarsi; né TikTok né Twitch hanno mai messo il giornalismo davvero al centro del loro progetto.
Allo stesso tempo, c’è un altro trend che non possiamo ignorare: le piattaforme stanno diventando sempre meno social e sempre più luoghi di intrattenimento.
Gli algoritmi oggi premiano la componente del content rispetto a quella relazionale, con la conseguenza di togliere rilevanza all'effetto network di aggregazione che ne aveva decretato il successo iniziale.
Colti in mezzo a questo guado, i giornali dovranno cercare altrove la loro social component.
Per farcela avranno bisogno di coltivare al meglio i propri giardini, di inventare profumi diversi per attirare le persone al loro interno; ci sarà bisogno di sperimentare con strategie partecipative alternative e solcare nuovi canali.
Forse è arrivato il momento, per i giornali, di utilizzare la stessa strategia delle piattaforme: riempire gli spazi vuoti lasciati dall’acqua che arretra.
In primis rimettendo al centro del proprio modello il “fare network”, tornando a rappresentare spazi in grado di connettere le persone attorno a valori comuni; e poi continuando a investire con convinzione sul proprio core product, la buona informazione, con la qualità giornalistica come stella polare.
Potrebbe essere una liberazione, almeno da una certa ambigua interdipendenza: quella che per due decenni ha visto i social e i giornali diventare alleati scomodi, in una iniqua competizione per la stessa torta, come cugini che mal si sopportano.
Ma potrebbe essere anche una grande opportunità: quella, per le testate, di tornare a offrire una promessa di futuro ad alto tasso di realizzazione – che serva per l’anno prossimo, ma anche e soprattutto per guidarci nel presente.
Alla prossima Ellissi
Valerio
Nella mia reading list
🟡 Jeff Bezos si sta disinnamorando del Washington Post?
🟡 Per la prima volta dal 2014: il duopolio è in declino.
🟡 I bot pubblicitari usati come arma di censura dai governi su Twitter.
🟡 Vice Media chiuderà l’anno con 100 milioni di introiti mancati.
🟡 A 10 anni dalla pubblicazione di Snowfall sul New York Times, è uscito un progetto italiano che analizza lo stato del visual journalism nel mondo.
🟡 Così El Mundo ha raggiunto 730k follower su TikTok in un anno.
🟡 Geert Lovink che parla di estinzione di internet citando Bifo, che bello.
🟡 Consigli di ascolto: l’ultima puntata di nuda e cruda, il podcast sincero di Giada Arena, dove ci sono anche io in compagnia di un sacco di bellissimi umani.
Un po’ di cose da fine d’anno
🟡 Tra le mie cose preferite di questo 2022 c’è senz’altro avere avuto la possibilità di fornire supporto strategico ad alcune delle newsletter che amo, come thePeriod di Corinna De Cesare, La moda, il sabato mattina di Federica Salto, Il colore verde di Nicolas Lozito e Rame di Annalisa Monfreda e Montserrat Fernandez Blanco.
🟡 Il mio Manifesto dei Media Rigenerativi (Ellissi #108) è diventato la quarta di copertina dell’ultimo numero di Tabloid, il magazine dell’Ordine dei Giornalisti.
🟡 A proposito di newsletter, un consiglio su cosa fare tra natale e capodanno: esplorare Newsletterati, il sito perfetto per scoprire la tua prossima letterina del cuore.
Ellissi - stavolta per davvero! - ritorna nel 2023. Ciao, e grazie per essere passati di qui.