Il pesce con tre occhi
Da una previsione dei Simpson del 1990, una riflessione su come possiamo creare una strategia efficace per progettare diversamente il futuro.
Ciao,
benvenuti su Ellissi, l’unica newsletter che parla di Simpson, di animali mutanti e del futuro del mondo digitale.
A supportare la puntata di oggi è Sole 24 ORE Formazione, che sta lanciando un nuovo corso dedicato a “Data, Visual storytelling & AI Journalism” con partenza a settembre. Tutte le info qui.
Come mi ha recentemente detto una persona che sento molto vicina, «non voglio avere un’opinione per i prossimi tre mesi che non riguardi la temperatura dell’acqua in cui sto per immergermi». Magari non saranno proprio tre, ma ecco, ci siamo capiti.
E quindi questa sarà l’ultima newsletter prima di una lunga pausa estiva.
Ci risentiamo a settembre, e nel frattempo se ti serve qualcosa da leggere al mare o in montagna c’è sempre il mio Riavviare il sistema :)
Un abbraccio.
Valerio
Il pesce con tre occhi
In una puntata della seconda stagione dei Simpson, Bart e Lisa vanno a pescare nello stagno vicino alla centrale nucleare di Springfield in cui è impiegato il padre, Homer.
A un certo punto, Bart sente la propria canna da pesca tendersi. Ad abboccare è un pesce piuttosto inusuale: è giallo, ha tre occhi, e viene ribattezzato Blinky.
La notizia finisce sulle prime pagine dei giornali. I lettori si chiedono se la strana mutazione sia dovuta agli scarichi della fabbrica e alle scorie inquinanti che diffonde nell’ambiente circostante. Così, un’indagine viene aperta contro Mr. Burns, il proprietario della centrale.
La puntata del cartone animato risale al 1990.
Pochi giorni fa, invece, un utente ha pubblicato su Reddit la fotografia di un vero pesce con tre occhi.
Si tratta, apparentemente, di un merluzzo pescato al largo della Groenlandia.
Ancora una volta, il mondo immaginario dei Simpson pare essere riuscito a prevedere il mondo reale.
I redditors hanno cominciato a interrogarsi sul pesce con tre occhi.
Come funziona la sua vista? La triocchiutaggine gli permette di fare cose diverse dai suoi simili? Il «Blinky» dei Simpson, allora, esiste davvero?
Io ovviamente non ho una risposta a nessuna di queste domande.
Ma ho iniziato a pormene altre, tra cui la seguente: “avere tre occhi” ci aiuterebbe ad avere una visione diversa, magari più consapevole, nel progettare il futuro?
Nel nostro lavoro, quando ci occupiamo dello sviluppo di un progetto, un prodotto o una strategia, la possibilità di avere tre occhi ci darebbe in effetti un vantaggio notevole.
Perché ci permetterebbe di avere sempre tre punti di osservazione divergenti e convergenti assieme: verso quello che è stato, verso quello che sarà e verso quello che c’è in questo momento.
Il primo occhio guarda all’indietro, e può essere usato per analizzare i dati all’interno di una cornice temporale e storica.
Oggi, tante decisioni vengono prese in base a quello che succede in “tempo reale”: un approccio che ci spinge a reagire d’impulso, e che a volte può trasformarsi in una trappola.
Nel tempo mi sono reso conto che i dati diventano più utili quanto più vengono analizzati nella loro evoluzione temporale e stagionalità.
Il secondo occhio osserva il presente e quello che ci circonda.
È in parte un occhio rivolto ai noi stessi, alle nostre sensazioni, che osserva come i nostri piedi poggiano a terra.
È in parte un occhio che guarda lateralmente, analizzando il contesto in cui ci muoviamo.
Più che guardare, anzi, ascolta: ascolta i bisogni del nostro pubblico o dei nostri clienti, per esempio. È un occhio curioso e sempre acceso.
Il terzo occhio infine guarda avanti, verso il futuro.
A lui tocca scovare l’intuizione giusta per progettare soluzioni nuove e modelli innovativi che possano risolvere i problemi dell’esistente.
È un occhio alla costante ricerca di un orizzonte successivo.
Lo strabismo strategico
Avere tre occhi può essere un superpotere.
Ma solo se i tre punti di osservazione sono ben bilanciati tra loro e vengono usati nel modo giusto.
Perché se usiamo tre occhi per guardare contemporaneamente la stessa cosa, non è detto che finiremo per vedere meglio. Anzi.
Quando guardiamo solo all’indietro, rischiamo di perdere l’equilibrio, oppure di fossilizzarci sull’idea che i problemi del passato siano destinati a ripetersi per sempre.
Quando guardiamo solo di lato, prima o poi andiamo a sbattere, oppure restiamo impantanati nei problemi del quotidiano.
Quando guardiamo solo in avanti, finiamo per indossare un paraocchi: l’unica strada che ci sembra possibile è quella che riusciamo a vedere in quel dato momento.
Quest’ultimo approccio in particolare, che pone il 100% dell’attenzione verso il futuro, è quello che spinge le aziende a fare sempre di più della stessa cosa, e quindi è nemico dell’innovazione.
È la forza che ci spinge a dire: «se tutti si buttano sul metaverso, anche io devo buttarmi sul metaverso»; oppure «se tutti costruiscono intelligenza artificiale, anche io devo costruire intelligenza artificiale».
Guardare in un’unica direzione, insomma, crea sempre problemi.
Ma anche guardare in tre direzioni diverse può generare un certo livello di strabismo strategico.
L’importante, quindi, è trovare un equilibrio: quello in cui ogni occhio ha un compito preciso, sa quello che deve fare.
Concludendo…
A volte, per cambiare realmente lo status quo, abbiamo bisogno di trasformarci in pesci a tre occhi.
Imparando dai segnali del passato, radicandoci nei bisogni del presente, usando la curiosità per sfidare la paura del futuro.
Buona estate
Valerio
🟡
PS. Lo so: al 99,9% la storia del pesce con tre occhi è fake (qualcuno ha fatto notare che non è nemmeno la prima volta che avviene un avvistamento simile).
Da giornalista, il mio primo istinto è stato quello di andare a verificare. Metti che non è vera, metti che è generata con l’AI, meglio se non ne parlo.
Ma poi mi sono detto: e che te ne frega, dai, per una volta.
Ogni tanto abbracciare le zone grigie della realtà senza porsi troppe domande può stimolare la nostra creatività.
E se è vero che le metafore possono semplificare la realtà, allo stesso tempo la arricchiscono di un nuovo significato. Talvolta possono perfino avvicinarci alla verità.
Quindi ti abbraccio, caro pesce con tre occhi, dovunque tu sia. Spero che tu esista davvero, e che tu possa nuotare felice in queste acque agitate.
Un viaggio nel futuro della comunicazione, con Il Sole 24 ORE
In un’epoca in cui la mole di dati a nostra disposizione cresce sempre più, chi lavora nel mondo dell’informazione e della comunicazione deve saper interpretare e comunicare le storie in modo efficace.
Proprio con questo obiettivo, a settembre 2024, Il Sole 24 ORE Formazione lancerà un nuovo corso in Data, Visual Storytelling & AI Journalism. Io sarò tra i docenti.
Progettato e realizzato dai giornalisti del quotidiano e da una faculty d’eccellenza, il corso avrà un approccio pratico e interattivo, in cui i partecipanti avranno l’opportunità di acquisire competenze avanzate nella ricerca, l’elaborazione e visualizzazione dei dati, nonché nella creazione di narrazioni coinvolgenti attraverso il visual storytelling e l’AI.
Il coordinamento scientifico è affidato a Michela Finizio per il primo modulo sul Data Journalism, a Luca Salvioli per il secondo modulo sul Visual Storytelling e a Luca Tremolada per il terzo modulo sull’AI Journalism.
Un ricco programma che prevede anche diversi laboratori con i team di Lab24, Infodata e Qualità della vita, con il 90% delle lezioni in presenza presso la sede del giornale a Milano. Il primo modulo ha inizio il 12 settembre.
Che aspetti?
Nella mia reading list
🟡 Dopo il pesce con tre occhi, l’interfaccia con tre facce.
🟡 La Silicon Valley - sotto sotto - spera nella vittoria di Trump?
🟡 Come sarà la nostra vita dopo che Internet verrà ridotta in cenere.
🟡 Storia della storia che diede vita al cyberpunk.
🟡 La sparizione dei gatti superstar online.
🟡 Dovremmo aggiustare il giornalismo tech?
🟡 Un lento miglioramento è comunque un miglioramento.
🟡 Auguri al cubo di Rubik, che compie cinquant’anni.
I Simpson non smettono di affascinarmi con le loro capacità predittive :D
Il tuo post ha innescato in me una riflessione sul comportamento delle persone, prima ancora delle aziende: c'è chi rimane ancorato alle esperienze del passato e non è in grado di vivere serenamente il presente, chi invece, pur vivendo il presente, prende decisioni d'impulso, senza ragionare. E infine chi è sempre angosciato di quello potrebbe succedere in futuro, stando perennemente sulla difensiva senza evolvere mai. Comportamenti che descrivono tanto una personalità che alcune decisioni professionali.