La più grande media company di cui non hai mai sentito parlare
E del perché il New York Times è ormai un post-giornale.
Ciao,
questa è Ellissi, la newsletter che alla fine ritorna sempre.
Grazie quanti di voi stanno leggendo Riavviare il sistema, il mio libro pubblicato da Chiarelettere, e per i feedback bellissimi che sto ricevendo. Più in basso trovate il calendario delle prossime presentazioni.
Ne approfitto per ringraziare anche gli amici di Salesforce, che il 21 e 22 maggio organizzano una serie di webinar gratuiti sull’intelligenza artificiale. Sotto ci sono tutte le info.
Buona lettura
Valerio
L’enigma dei media
1440 potrebbe essere la «più grande media company di cui non hai mai sentito parlare».
Il nome è un riferimento ai minuti che compongono una giornata, ma anche un omaggio all’anno in cui si colloca l’invenzione della stampa a caratteri mobili in metallo da parte di Johannes Gutenberg.
La produzione di 1440 consiste in una singola newsletter, gratuita e quotidiana, con una selezione delle notizie più importanti della giornata, e che si definisce unbiased, e cioè “non di parte”.
Nulla di particolarmente innovativo, insomma.
Ciò nonostante, al momento in cui scrivo, la media company americana conta 3 milioni e mezzo di iscritti - il che la rende la quinta newsletter d’informazione più letta al mondo - e un fatturato annuo da 15 milioni di dollari, generati attraverso la pubblicità.
Il tutto con appena quindici dipendenti.
L’aspetto più interessante di 1440 è la sua strategia di crescita, ben poco “giornalistica”, almeno per i canoni cui siamo abituati.
Per conquistare nuovi iscritti l’azienda investe circa 1 milione di dollari al mese: 3 dollari (e spiccoli) per ogni acquisizione.
Ogni volta che un’e-mail viene aperta da un iscritto, questa azione genera un guadagno di pochi centesimi.
Affinché l’ingente spesa in marketing si ripaghi, quindi, si devono verificare tre condizioni.
La prima: ogni utente deve rimanere “attivo” per un periodo minimo di 4 mesi.
La seconda: ogni utente deve aprire almeno 15 newsletter al mese (sulle circa 25 ricevute), in modo tale da mantenere l’open rate complessivo di ciascuna newsletter inviata sempre sopra al 60%.
La terza: l’azienda deve aggiungere 250mila nuove persone ogni mese al proprio database, altrimenti il saldo tra entranti e uscenti diventerebbe negativo.
Un modello di business profondamente data-driven, e che qualcuno ha definito addirittura «brutale».
«Stiamo adottando un approccio più da private equity che da realtà giornalistica», ha ammesso il fondatore Tim Huelskamp, che infatti giornalista non è, ma ha - per l’appunto - un passato nel settore del private equity.
I conti stanno tornando, almeno per ora: il bilancio di 1440 è in attivo.
E il contenuto? Che ruolo gioca in questo scenario?
Be’, selezionare e aggregare articoli di altri non sarà giornalismo, ma è comunque un modo di informare. È un servizio utile.
La principale preoccupazione, agli occhi di Huelskamp e dei suoi collaboratori, è che questo servizio sia considerato utile abbastanza a lungo dalle persone che lo fruiscono. Per ora è così.
Sarebbe sbagliato derubricare il successo di 1440 a un fuoco di paglia; in realtà esiste dal 2017, e la sua crescita è stata costante negli anni.
E poi, ogni media company ha un proprio approccio sul mercato e sviluppa un proprio modello di business.
Molto interessante è quanto sta succedendo al New York Times, che somiglia sempre più a un “post-giornale”.
Di recente c’è stato un evento che potremmo definire storico: gli utenti del Times passano oggi più tempo su Games, l’app di giochi ed enigmistica di proprietà dell’azienda dei Sulzberger, che su News, ovvero l’insieme dei suoi prodotti giornalistici — il sito, il giornale, gli articoli, eccetera.
Il successo di giochi come Wordle, della cui ascesa ti avevo parlato in passato, e più recentemente di Connections, ha attratto tanti nuovi utilizzatori.
Potremmo dire semplificando che se le persone si abbonano al Times per leggere le ultime notizie, ci restano soprattutto per giocare.
Nulla di troppo nuovo, anche qui. L’enigmistica è storicamente parte dell’offerta editoriale dei giornali.
Oggi, però, si sta rivelando un potente meccanismo di monetizzazione digitale — aumentando il coinvolgimento dei lettori e spingendoli a spendere di più, acquistando in un unico bundle l’accesso a tutta l’offerta dell’azienda (ci sono anche Cooking, verticale dedicato alla cucina, e The Athletic, allo sport).
Questo non rende il Times una gaming company, come qualcuno ha scritto.
Ma intanto l’impatto positivo c’è. Non solo perché l’azienda ha ottenuto 210.000 nuovi abbonati digitali nell'ultimo trimestre, ma anche perché a salire è stato il ricavo medio per utente, e infatti l’utile operativo è salito a 76,1 milioni di dollari (+40,9% rispetto all'anno precedente).
Le persone, grazie ai giochi, trascorrono più tempo di prima sulle proprietà digitali dell’azienda.
Lo ha spiegato chiaramente il giornale stesso: con la strategia multiprodotto il Times «può incrementare le entrate medie per utente, un dato che Wall Street osserva da vicino».
Intanto gli abbonati cartacei continuano a calare (di nuovo -10% in un anno) e ora sono il 6% del totale.
Secondo Victor Pickard, studioso dei media e professore di Comunicazione all’università del Pennsylvania, «il mercato non è più in grado di sostenere i livelli di giornalismo che la democrazia richiederebbe».
Il pessimismo di Pickard ha le sue ragioni: il mercato pubblicitario è stagnante, raccogliere investimenti per i giornali è complicato, ci sono sempre meno testate locali, e le persone considerano i giornalisti poco affidabili, vanitosi e senza scrupoli.
Il professore parla di un «fallimento sistemico di mercato» che non si può più raddrizzare senza un intervento pubblico per «salvare i giornali» (sulla falsariga di quanto sta succedendo a New York).
Al netto di tutto, e chi segue questa newsletter lo sa fin troppo bene, non ci sono soluzioni che vadano bene per tutti i media.
C’è però una consapevolezza, ovvero quella che nel mondo dell’informazione digitale ogni situazione evolve costantemente.
Delle regole di dieci anni fa, pochissime possono essere applicate ancora oggi. E i due esempi di cui vi ho parlato lo dimostrano.
L’enigma dei media è un rompicapo, in cui è sempre più difficile capire quale siano i modelli da seguire.
Ci sono tante soluzioni possibili, nessuna delle quali basterà per tutti, ma che - se saggiamente combinate - potrebbero servire per tracciare un futuro sostenibile, almeno per alcuni.
Ma bisognerà saper unire creatività e logica. Senza la seconda, la prima non basterà mai.
Alla prossima Ellissi
Valerio
L’intelligenza artificiale, spiegata bene da Salesforce
Il 21 e il 22 maggio Salesforce ha organizzato una serie di webinar gratuiti, rivolti a manager e team leader come te, che ti aiuteranno - passo dopo passo - a utilizzare l'AI al meglio per costruire relazioni sostenibili con i clienti.
È un’opportunità unica e a costo zero per capire come la tua organizzazione possa beneficiare di un'intelligenza artificiale affidabile e sicura, in particolare nel settore manifatturiero, nel retail e nei beni di consumo, nei servizi finanziari e nella pubblica amministrazione.
Scopri tutto il programma della due giorni cliccando qui. Inizierai da subito ad aumentare la produttività dei tuoi team di vendita, assistenza, marketing e tecnologia, e potrai concentrarti ancora meglio sui tuoi clienti.
Nella mia reading list
🟡 Il giornalismo tech ha qualche problemino? Parliamone.
🟡 A breve i testi delle canzoni su Spotify si pagheranno.
🟡 Così ripartirà Vice (spoiler: diversamente da prima).
🟡 Idee per le vacanze: le finte spiagge create online dai giocatori di Pokémon.
🟡 Succession — quando la realtà supera la fantasia.
🟡 Molti giornali cancellano i propri articoli, e non è mai un buon segno. Questo sito tiene traccia di tutte le sparizioni.
🟡 Quando si diventa troppo famosi?
🟡 Dicono sia rimasto uno spazio divertente su Internet.
🟡 E infine: hai provato a spegnere e riaccendere?
Ci vediamo in giro! 📚
Continuano le presentazioni di «Riavviare il sistema», il mio libro uscito qualche settimana fa per Chiarelettere.
Eravate tantissime e tantissimi l’altro giorno a Milano, in un evento organizzato a Combo da Will (la registrazione dell’evento uscirà sabato, in una puntata speciale di Actually):
Sarò a Torino il 15 maggio (Libreria del Golem), a Rovigo l’1 giugno (al festival RovigoRacconta), a Bologna il 13 giugno (al We Make Future Festival).
Ritornerò invece a Milano nel weekend del 15-16 giugno, per il Wired Next Fest.
Ci vediamo in giro? Se passi, scrivimi. E se il libro non l’hai ancora letto — be’, nessun problema: puoi rimediare in un click.
A presto!
v.
Credo che Pickard abbia ragione, ma come intervenire? Io penso che i giornali debbano trasformarsi in fondazioni e smettere di pensarsi come aziende che debbano distribuire utili. Da noi il vantaggio sarebbe (anche) di sottrarli a imprenditori che non sono editori puri...
Bravissimo!