Ciao,
che bello rivederti su Ellissi.
Se la newsletter ti finisce in qualche cartella strana di Gmail (grrrr) fai in modo di spostarla nella Posta in arrivo, così da non perderne nemmeno una.
A proposito di email fatte bene, oggi Ellissi è supportata da Palabra, l’agenzia verticale sull’email marketing e automation, che ha tanti consigli per tutte e tutti voi.
Buona lettura
Valerio
E se la prossima Big Tech fosse italiana?
Nel 1961, all’Università della California, il ricercatore Leonard Kleinrock consegnò la sua tesi di dottorato, intitolata Information Flow in Large Communication Nets.
Quel testo fornì le basi teoriche della commutazione di pacchetto, la tecnologia concepita per il trasporto di dati tra nodi decentralizzati, che poco più avanti avrebbe portato alla nascita di Internet.
In quello stesso anno ad Agordo, un grazioso paesino tra le montagne bellunesi, il 26enne Leonardo Del Vecchio fonda una società con 14 dipendenti specializzata nella produzione di minuteria metallica per le occhialerie: la Luxottica SaS.
Internet, appunto, non esisteva ancora — né ad Agordo, né altrove.
Così come non esistevano il web, i blog, le email, i social network, gli smartphone e tante altre tecnologie che oggi ricoprono un ruolo fondamentale nelle nostre vite.
Ma la storia, a volte, fa dei giri strani.
Sessantatré anni e varie vite dopo, Luxottica è diventata l’azienda più grande al mondo nella produzione e nel commercio di occhiali.
Ha anche cambiato nome in EssilorLuxottica, dopo la fusione avvenuta con l’azienda francese Essilor nel 2018.
Oggi il gruppo possiede 80 marchi di occhialeria, tra cui alcuni famosissimi - Ray-Ban, Oakley, Persol, Costa - e produce anche per altre aziende, tra cui Tiffany, Prada e Ferrari.
Ma non solo: detiene anche il controllo di franchising enormi come Sunglass Hut, Vision Express e LensCrafters, che totalizzano quasi 18.000 negozi in 150 stati, e gestisce circa 20 popolari piattaforme di e-commerce, tra cui spiccano Glasses.com e Frames Direct.
Dal fisico al digitale, EssilorLuxottica è ovunque: con più di 200,000 dipendenti e una valutazione di oltre 106 miliardi, nessuno al momento può competervi, nemmeno le aziende cinesi.
Ma la società, che dal 2017 è guidata da Francesco Milleri (Del Vecchio scomparve l’anno successivo) non sembra avere intenzione di fermarsi qui.
Anzi, sta pianificando i suoi prossimi passi in una direzione molto chiara: quella di trasformarsi da “un’azienda che fa occhiali” a una vera e propria tech company.
Con un alleato speciale: Mark Zuckerberg.
La storia comincia nel 2019, quando Meta e EssilorLuxottica iniziarono una collaborazione che avrebbe portato al lancio dei primi smart glasses per la realtà aumentata.
Dotati di fotocamera, speaker e microfono, i Ray-Ban Stories esordirono sul mercato per la prima volta nel 2021, anche se non andò proprio benissimo.
Il vento è cambiato a partire dall’anno scorso.
Fin da subito, la seconda generazione dei classici Wayfarer “pimpati” da Zuckerberg è sembrata molto più avanzata: il processore è stato migliorato, così come le lenti, la qualità del suono e il numero di funzioni a disposizione.
Sebbene le due aziende non abbiano ancora reso pubblici i dati di vendita, il sentore diffuso è che questa nuova versione di occhiali intelligenti stia funzionando molto meglio di quella precedente.
Tant’è che a metà settembre, EssilorLuxottica e Meta hanno annunciato un «nuovo accordo di collaborazione di lungo periodo» per mettere «a fattor comune la loro capacità di innovazione» e «scrivere assieme la storia dei wearable».
Il mercato, dunque, sembra stia dando ragione alla visione di Milleri e Zuckerberg.
Quest’ultimo, nel frattempo, ha smesso di vestirsi come un catechista in punizione, si è affidato a un nuovo stylist che lo ha trasformato in un comune tamarro della West Coast, e ha cominciato a dire in giro di «non volere più chiedere scusa» (un processo di trasformazione per cui conierei la definizione zuckerberging, che sicuramente tornerà utile in qualche newsletter futura).
Per Zuck gli occhiali non sono solo occhiali, ma vere e proprie «piattaforme di computing» che un giorno potrebbero sostituire i telefoni.
Intervistato nel podcast Decoder di The Verge, qualche giorno fa, si è spinto a una previsione:
«Un giorno, tra 10 anni, vi sveglierete e non avrete nemmeno bisogno di portare con voi il vostro telefono. Magari avrete ancora un telefono, ok, ma sempre più spesso lo lascerete in tasca, in borsa, o direttamente a casa. Credo che ci sarà un graduale passaggio agli occhiali, che diventeranno il modo principale di vivere esperienze computazionali».
Affinché questo avvenga, però - ha sottolineato il ceo di Meta nell’intervista - questi computer indossabili devono essere fashionable, alla moda. E quale miglior partner di Luxottica, dunque?
Secondo Zuck, grazie alla produzione di smart glasses, la multinazionale italo-francese potrebbe diventare per l’Europa e per l’Italia «quello che Samsung è stata per la Corea», trasformandola in uno dei maggiori centri di produzione di tecnologia al mondo.
Be’, tutte queste previsioni segniamocele da qualche parte.
In una decade da oggi vedremo se il tizio con la catenazza d'oro e la felpa oversize da 1000 dollari, rinchiuso nel suo bunker extralusso alle Hawaii, avrà avuto ragione oppure no.
E capiremo anche se, nel frattempo, avremo visto nascere la prima Big Tech italiana.
Alla prossima Ellissi
Valerio
Email Marketing a colazione
Palabra è l’agenzia verticale sull’email marketing e automation, fondata da Alessandra Farabegoli, Marco Ziero e Nicole Zavagnin.
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"Ha smesso di vestirsi come un catechista in punizione, si è affidato a un nuovo stylist che lo ha trasformato in un comune tamarro della West Coast, e ha cominciato a dire in giro di «non volere più chiedere scusa» (un processo di trasformazione per cui conierei la definizione zuckerberging)" è stupenda 🤣 Il risvolto sad è che si dovrebbe dire "non voglio più creare delle situaizoni che mi obblighino poi a chiedere scusa", altrimenti è come dire che siccome sono sovrappeso abolisco le diete. Ma anche questo è lo spirito dei tempi.