Ciao!
Oggi parliamo del nostro motore di ricerca preferito (lo dicono i dati, non io).
Grazie alla New Media Academy per avere deciso di supportare la newsletter: sarò di nuovo tra i docenti della prossima edizione, di cui sotto trovi tutte le info — e uno sconto speciale. Ci vediamo lì?
Se anche tu vuoi sapere come promuovere un’iniziativa o un servizio su Ellissi, fammi sapere.
Buona lettura,
Valerio
Riparte la New Media Academy!
Sono molto felice: la prossima settimana farò lezione alla New Media Academy, la scuola di Chora e Will dedicata a podcast, contenuti digitali e giornalismo per le piattaforme.
Racconterò, attraverso esempi da tutto il mondo, come un modello di business funzionale possa aiutare realtà medio-piccole a rendere sostenibile un progetto che vive sui social o su altre piattaforme digitali.
Intanto, però, sono già aperte le iscrizioni per la seconda edizione della scuola, che partirà a settembre. Ci sono tre percorsi principali: il corso completo New Media e i corsi di Podcasting e Content Creation.
Ah, anche nella seconda edizione sarò tra i docenti!
Vi aspetto presto: con il codice ELLISSI50 avete 50€ di sconto su tutti i corsi.
In più, fino al 30 giugno, trovate online uno sconto Super Early Bird sui corsi completi.
Google cambierà il mondo, ancora una volta
Pensa se nel secolo scorso avessimo usato il telefono come in precedenza usavamo il telegrafo.
Magari rivolgendo al nostro interlocutore e al suo orecchio teso dall’altro capo della cornetta espressioni come:
«Arrivato ok viaggio bene scrivo presto»
oppure l’iconico
«streets flooded – please advise»
spedito dall’umorista Robert Benchley al suo editor del New Yorker quando arrivò per la prima volta a Venezia.
Sarebbe stato strano parlare così, no?
Da sempre la tecnologia plasma il modo in cui comunichiamo. Paletti economici e tecnici hanno sempre influenzato la nostra decisione su quali parole scegliere o su come utilizzarle.
Qualcosa di analogo è successo anche con i motori di ricerca, in primis Google: per anni il modo più efficace di utilizzarli è stato quello di esprimere le nostre necessità attraverso una sequenza di parole chiave, o keyword.
«Migliori hotel Napoli» e «Sinner Alcaraz partita» sono solo alcuni esempi di questo utilizzo.
Ora però tutto questo sta cambiando per sempre, e la responsabile è sempre quella: l’intelligenza artificiale, ovviamente.
Tutto il web in poche righe
Nel 2024 Google ha lanciato le AI Overview: sintesi di informazioni essenziali generate dall'AI, che aggregano contenuti da diverse pagine web e presentano una risposta discorsiva direttamente in pagina.
Nell’ultimo anno queste panoramiche appaiono sempre più frequentemente sui nostri schermi: la percentuale di risposte che includono una Overview è cresciuta dal 25% di agosto 2024 al 49% di maggio 2025. Presto, quindi, arriveranno in ogni ricerca.
I primi effetti sembrano essere molto positivi, almeno per Google: l’azienda ha comunicato che la nuova funzione ha stimolato un aumento delle ricerche del 10% in India e Stati Uniti. In breve: gli utenti apprezzano.
Il perché è presto detto. La ricerca con l’AI è più comoda di quella tradizionale, perché ci risparmia dal dover sbirciare qua e là tra una dozzina di link diversi fornendoci invece una singola risposta “completa”.
La scomparsa delle keyword
Elizabeth Reid, Head of Search di Google, ha parlato di recente della trasformazione che ci aspetta.
«Dal lancio delle AI Overview a oggi c'è stato un profondo cambiamento nel modo in cui le persone utilizzano il motore di ricerca. Le persone si rivolgono a Google per porre più domande, a loro volta sempre più complesse, lunghe e multimodali».
La ricerca del futuro ci spingerà dunque a formulare, al posto delle vecchie liste di parole chiave, query più articolate in linguaggio naturale.
Sarà l’AI a scomporre poi la nostra richiesta in tanti «vettori», che verranno utilizzati per costruire corrispondenze probabili basate sulla somiglianza semantica delle frasi: in poche parole, l’intelligenza sarà in grado di cogliere il significato dietro alle nostre parole.
Siamo entrati dunque nell’era della ricerca conversazionale, in cui la differenza principale col passato è legata alla capacità dei search engine di comprendere non solo i comandi, ma anche l’intento, il contesto e la motivazione di quello che chiediamo.
Dal chiedere al fare
Il prossimo passaggio sarà ancora più importante.
Mi riferisco a quando i motori di ricerca, Google in testa, diventeranno agentici: saranno cioè in grado di agire per conto nostro, non solo rispondendo alle nostre domande, ma anche portando a termine dei compiti.
Per esempio, dove un tempo avremmo scritto:
«hotel con piscina palermo»
tra non molto scriveremo, o chiederemo a voce
«A settembre andrò con il mio compagno e i nostri due figli (9 e 13 anni) a Palermo per una settimana per il mio compleanno: vorremmo soggiornare in un hotel con piscina, con posto auto e vicino alla cattedrale. Mia figlia è intollerante al glutine, mentre io vorrei una stanza con vista a un piano alto. Puoi prenotarmi un trasferimento aereo da Roma, il soggiorno in albergo cercando di spendere meno di 300 euro a notte e ordinare una torta?»
Il motore di ricerca AI, che conoscerà sempre meglio i nostri gusti e le nostre specifiche esigenze, ci farà trovare la ricevuta della prenotazione già nella nostra casella email.
Fino al punto in cui - ta dà - non avremo nemmeno più bisogno di chiedere.
Come ha scritto Mat Honan sulla MIT Technology Review, arriverà infatti il momento in cui «non toccherà a noi capire da dove proviene quel rumore strano che fa la nostra auto mentre guidiamo, perché l'agente AI del veicolo lo avrà già captato, fissandoci un appuntamento per risolvere il problema».
Cosa cambierà? E cosa no?
Ci saranno impatti profondi.
Cambierà il modo in cui interagiamo con le informazioni e, di conseguenza, il nostro rapporto con la conoscenza.
Se i motori di ricerca hanno già parzialmente eliminato la necessità degli esseri umani di avere una conoscenza nozionistica per sopravvivere, in futuro gli agenti AI potrebbero ridurre addirittura il bisogno di avere una conoscenza pratica per svolgere la maggior parte delle attività.
Questo avrà possibilmente un impatto profondo sulla redistribuzione delle competenze, credo, spingendoci a sviluppare un rapporto collaborativo con gli agenti AI, nostri nuovi aiutanti personali — o, come li ha definiti il ceo di Alphabet Sundar Pichai a The Verge, «assistenti universali».
In questi ultimi due anni si è sentito dire spesso che ChatGPT, Claude o Bing rimpiazzeranno Google.
La verità è che la nuova Google sarà, con tutta probabilità… Google.
Questo non cambierà.
Nonostante la crescente competizione, infatti, il motore di ricerca detiene una posizione dominante che gli garantisce una sicurezza nel lungo periodo.
Lo ha dimostrato con le stesse AI Overview, rese disponibili a miliardi di persone in pochissimo tempo. Il potere costruito da Big G fino a qui è tutt’altro che facile da scalfire. Con buona pace dei rivali.
Grazie all’AI, Google vede la possibilità di espandere i propri servizi e di controllare ancora più in profondità il flusso delle informazioni. Se negli ultimi 25 anni il motore di ricerca ha indicizzato il mondo, ora avrà il potere di riscriverlo.
I rischi della rivoluzione
C’è un però, tutt’altro che irrilevante: con l’avvento del nuovo paradigma Google dovrà trovare un modo di proteggere un pezzo importante del suo modello di business.
L’economia del web è basata sulla pubblicità online, che rappresenta gran parte del fatturato di Google, e questo sistema dipende oggi dal traffico e dai dati che gli utenti generano quando visitano siti esterni.
Se in futuro Google cercherà di trattenere una parte sempre più consistente degli utenti al suo interno - potenziando anche la sezione Shopping per venderci direttamente gran parte dei prodotti e dei servizi disponibili online - dovrà reinventarsi per arginare l’inevitabile diminuzione del comparto pubblicitario.
«Credo che l’AI sarà più grande di Internet», ha detto anche Pichai di recente, ammettendo in qualche modo che questa rivoluzione tecnologica produrrà inevitabilmente delle vittime.
I primi indiziati sono senz’altro gli editori di giornali, che entrano nel nuovo paradigma in una posizione di debolezza, già fiaccati dalla scomparsa del traffico social che fluiva da Facebook negli anni d’oro.
Il rischio di un web a “zero-click” fa tremare i polsi alle testate, e sebbene finora le AI Overview non sembrano avere portato effetti negativi evidenti, è ipotizzabile i riassuntoni intelligenti faranno calare il traffico che oggi ricevono i siti d’informazione.
Ma di questo ne parleremo meglio presto.
Alla prossima Ellissi
Valerio
💻 Cosa sto leggendo
🟡 Anche Wikipedia ha provato i sommari fatti con l’AI. Poi si sono incazzati tutti e l’esperimento è stato messo in pausa.
🟡 I ricavi pubblicitari dei creator hanno superato quelli dei media tradizionali per la prima volta nella storia.
🟡 Perché dovremmo stare attenti quando antropomorfizziamo l’AI.
🟡 L’uso di Temu negli Stati Uniti si è dimezzato da quando Trump ha introdotto le tariffe.
🟡 La nuova stronzat moda sono i darkness retreat, dove ricchi possessori di cripto meditano al buio per giorni in solitudine.
🟡 A fare il complottista di successo su X non si vive bene, e si guadagna pure peggio.
🟡 E infine: quando vent’anni fa una legge sul copyright impedì di spedire i brani dei Beatles agli alieni.
📚 Sul mio comodino
Da oggi inauguro questa piccola sezione, dove una volta al mese vi consiglierò alcuni libri da leggere: possono essere recenti o più vecchi, in italiano o in altre lingue. Fatemi sapere che ne pensate. E andate in libreria!
📖 Il nemico. Elon Musk e l'assalto del tecnocapitalismo alla democrazia di Stefano Feltri (Utet, 2025, 240 pp.) Link
📖 Un giorno tutti diranno di essere stati contro di Omar El Akkad (Feltrinelli Gramma, 2025, 192 pp.) Link
📖 Culture Creep: Notes on the Pop Apocalypse di Alice Bolin (Mariner Books, 2025, 269 pp.) Link
📖 Anti-Oculus. Una filosofia della fuga di Acid Horizon (Not, 2025, 284 pp.) Link
stavolta va piano, G, perché ha poco da guadagnare e tutto da perdere.
In realtà il nozionismo è già ampiamente superato. In molti, me compreso, non sanno cosa indica la spia generica della macchina che si accende quando c'è un problema. Il fatto che ci prenda un appuntamento è un passo importante ma non determinante. E poi Goolge è google fino a quando non ci sarà un nuovo google, del resto, prima di Google non c'era google: c'era wikipedia, e prima le enciclopedie, e oggi google cambia perchè chatgpt e altre AI la fanno cambiare. Insomma tutto cambia perchè nulla cambi